Un nuovo modo di bere, vecchio di 200 anni.
Come voi saprete il liquore di assenzio, o come tutti gradiscono chiamarlo, Assenzio, è tornato legale in Italia, a patto che la concentrazione di principio attivo (ottenuto dalla filtrazione della pianta Artemisia Absinthium) sia inferiore ad un certo quantitativo. Non è nostro compito criticare le scelte del legislatore, ma è nostro compito segnalare ai lettori che secondo l’ Istituto l’assenzio è il liquore del futuro, e prevediamo per lui una rapida diffusione.
In ogni caso, dopo mesi passati nel centro ricerche dell’ Istituto per la ricerca sulle tendenze a lambiccarci su quale sarebbe stato il drink del 2003, ed essendo pervenuti alla risposta che tale bevanda sarebbe stata l’ assenzio, liquore dalle vituperate qualità negative ma capace di spingere qualcuno a scrivere I fiori del male, giungevamo ieri sera in un casotto fuori Marina di Ravenna, in cui abitualmente si dispensa musica dal vivo a robusti bevitori.
Nonostante attorno alla bevanda permanga tuttora un alone di maledettismo e molti si professino stimatori del liquido suddetto per darsi un’ aria da decadenti -decadenti d’accatto diremmo noi- la cosa non ha impedito ai gerenti del locale di inserirla nella loro lista degli spiriti.
Dato il ragionevole costo dello shot, decidevamo dunque che per tre blandi euro l’operazione poteva essere fatta, e fu fatta, malgrado due nostri sodali abbiano svicolato dal nostro proposito, arenandosi sulla scelta di una micragnosa ed ultraconvenzionale birra piccola, segnatamente una Leffe rossa ed una Hoegaarden, come testimonia la comanda, da noi tenuta in serbo.
Non abbiamo potuto reperire la marca della bottiglia, ma dal colore e dall’intensità blanda la definimmo come un Sebor Absynth da 50°, un liquore con una scarsissima presenza di principio attivo (sotto i 5 mg/kg) che quindi era minaccioso solo per quanto riguardava la concentrazione di alcool etilico.
Ci venivano serviti due bicchieri contenenti circa 10 cl di liquore, senza cucchiaino e senza zucchero, e data la modesta potenza del tutto si decideva di assaggiarlo liscio. Il tempo di degustazione è stato di circa 20′.
Ora, io non so come Verlaine e Rimbaud potessero gradire una roba del genere. E’ vero che i suddetti gradivano anche sperimentazioni sessuali ardite, che eseguivano senza batter ciglio, e ciononostante scrivevano poi capolavori, ma come possa un uomo trarre ispirazione da sorsi di questa cosa qua è cosa per noi incomprensibile.
L’aspetto del liquido è verdastro, tendente al verde marcio, con riflessi giallognoli, mentre quelli più forti sono di un bel verde smeraldo, anche se sospettiamo la presenza di coloranti aggiunti. Il tutto assume un aspetto lattiginoso ed opaco se viene aggiunta acqua, cosa che accade peraltro ad altri liquori della famiglia, come la sambuca, il pastis e l’ ouzo. Il sapore è amaro, tendente all’amarissimo, con un sentore di sambuca sprofondato in un marasma di aromi d’erbe che ricordano certi distillati che usano produrre sulle Dolomiti e che hanno l’ingrato compito di fare da carburante per le bestemmie dei montanari.
La roba è fottutamente alcoolica, e ricorda al palato un torcibudella, o se si vuole un invisibile, che come saprete è il drink preferito dai sedicenni e dai sedicenti sedicenni per procacciarsi un cappotto collettivo a prezzo modico.
A differenza della cocaina, che mi si dice dare un effetto rapido e massiccio, e della ganja, che mi si dice dare un effetto abbastanza veloce e non distruttivo, il principio attivo dell’assenzio (che ricordiamo essere molto simile chimicamente al THC contenuto nella canapa) dà un effetto impercettibile e lento a farsi sentire; più che altro penso legato al forte contenuto in alcool etilico.
Non siamo certi di poter affermare che l’assenzio faccia meglio di una sana sbronza di Bière du boucanier, ed infatti gli unici effetti accusati sono stati vampate di calore e leggera tachicardia, ma niente immagini oniriche né amplificazione sensoriale, fatta forse eccezione per un sogno piacevole che io personalmente ho avuto durante la notte e che comunque non posso raccontare in questa sede, e che comunque non potrei incontrovertibilmente collegare alla bevuta.
Ricapitolando: l’ alto grado alcoolico, il sapore di merda, l’aria da bohémien che circonda il bevitore ed il possibile lucro per il barista ed il produttore sono ottime basi per far diventare l’assenzio la bevanda del nuovo millennio.
Articolo originariamente pubblicato il 15 febbraio 2003.