Siccome non c’è nulla che possa fregarvi meno di sapere cosa succedeva al Minor club di Tokyo nel 1980 e dintorni, Benno si prende la briga di farvelo sapere con dovizia di particolari con un chilometrico podcast sulla fantomatica “No Wave Giapponese”, che mette in fila nomi dall’appel commerciale indiscusso tipo Tori Kudo, Keiji Haino, Motoharu Yoshizawa, Ultra Bide, Tamio Shiraishi, MichioKadotani, Yximalloo, Daisuck & Prostitute, Hijokaidan e tanti altri.
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Buongiorno, Fede sono Mat sono andato su facebook ho trovato un inserzione su radio NK è bellissima complimenti allo staff, se volete posso aiutarvi con il Pc a farvi pubblicità
spamma, spamma di brutto
yum http://barwick.de/static/images/5/5d/2534/400px-nippon-rice-chocolate.jpg
Diossanto Filosofo, ho ascoltato per la prima volta una puntata di Benno. Mi ha attirato il tema e sono rimasto impressionato dalle tue conoscenze musicali.
Mi veniva un po’ da ridere sentirti snocciolare i nomi giappa come fosse un mario rossi o luigi bianchi qualsiasi, per non parlare della naturalezza con la quale hai proposto suoni sicuramente sgradevoli ai più, ma io voglio farti i miei complimenti più smodati, ho apprezzato moltissimo.
P.S.
Non vorrei essere indiscreto, ma com’è che sai tutto di sta roba?
Il filosofo e’ Guido d’Arezzo, sa tutto sulle 7 note.
« Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue azioni
i tuoi servi,
cancella il peccato
del loro labbro contaminato,
o san Lepronte »
grazie mille Recidivo. Il mio biografo ufficiale Lepronte ti ha già detto le cose più importanti.
Per il resto ho un difetto congenito ad ambo le orecchie che mi impedisce di ascoltare gli albi di Ramazzotti (mi fischia tutto in maniera insopportabile), per cui giocoforza mi son dovuto buttare su questa roba.
I nomi poi li ho semplicemente letti. Diciamo che, presi singolarmente, quelli davvero rilevanti sono certamente Haino, Tori Kudo, Hijokaidan, Aburadako, Makigami Koichi, Chie Mukai, poi Tenko e Ikue Mori, a cui va aggiunto Motoharu Yoshizawa (che però è preso proprio si striscio in questa puntata) e magari Shiraishi e Kadotani, che son comunque personaggi di culto anche data per scontata la conoscenza dell’universo musicale underground del Giappone. Gli altri son pesci più piccoli, e comunque non c’è dubbio che le info che si trovano su Discogs siano molto utili per tracciare i collegamenti tra le diverse esperienze.
(Aiutano purtroppo più dei dischi originali, che spesso sono scritti solo in giapponese)
Ah, praticamente hai scelto il tema e poi sei andato in cerca dei personaggi per l’occasione? Dalla naturalezza con cui presentavi i nomi e il tuo percorso sembrava conoscessi tutto bene.
Io dell’undergrund giapponese avevo sentito solo i Guitar Wolf, di cui ho il cd “Golden Black”, che avevo conosciuto per il film trash-splatter “Wild Zero” dove sono i protagonisti.
E vabbé, complimenti e grazie ancora.
lochenloolll!!
Beh, diciamo che il tema è venuto fuori abbastanza naturalmente partendo dalla scena del Minor (di cui son venuto a conoscenza approfondendo Tori Kudo), mentre Haino e gli High Rise li conoscevo già bene, ma non sapevo di questi intrecci. Per il resto Yximalloo, Hanatarash, Aburadako, Hijokaidan e altri li conoscevo già, come pure altri e siccome c’è parecchia musica giapponese che si avvicina al punk senza esserlo fino in fondo (per fortuna) mi pareva potessero avvicinarsi, visti anche gli anni, alla no wave americana. Sono comunque tutti gruppi “di passaggio” dai ’70 agli ’80. Passare dalla Flower Travelin Band ai Boredoms è un po’ come passare dai Deep Purple ai Throbbing Gristle, c’è proprio un mondo nel mezzo.
Ah, grandi i Guitar Wolf, naturalmente. Sul genere garage-punk nipponico ottimi anche i King Brothers (mi pare però che spesso cantino in inglese) e i Teengenerate.
Polygen Wagners Of The Zulu – Bloody-Tiny-Lowest-Tiny Fufis Into A Old Desert (LP, BlackGrammofon, 2005)
Persecuzioni salvifiche. Lampi arsty. Nocciolo spontaneo.
Ci riprova ancora il meta-orchestrone di 20 elementi.
Un piano british, per un album (in)confondibile, adatto a sogni in riva allo stagno.
Il riferimento ai New York Dolls e’ scontato.
Suoni di matrice grass-roots, mood claustrofobico e completamente primaverile, per un disco che distorce una (sao) wave ancestrale e solipsista in un contesto assolutamente dark wave-new wave.
Celestiale.