Nell’ambito della resurrectio radiofonica, aggiorniamo i tradizionali rants del Demi.
Tizia di uno dei bar dell’aeroporto di Bologna, che ricordiamo essere probabilmente l’aeroporto meno ordinato dell’Europa continentale, hai riconosciuto me e la Melandri dall’altra volta, quella in cui la favola si concluse dopo sei ore e passa di attesa. Oggi quell’attesa fortunatamente non c’è stata, però il fatto che io già sia diventato il cliché dell’uomo beta as fuck che paga dei caffè alla sua donna alpha che parte per tornare nella City* mi ha fatto venir su un magone indistinto ma molto feroce.
* e viene via dal meeting stronza più di un uomo, sola più di un uomo.
Tipa sui trenta che eri sul treno, vestita molto benino, carina, secondo me passabilissima, avevi questa t-shirt con la scritta “La normalité n’existe pas”, però andavi in ferie in agosto, vestivi come migliaia di tue simili, leggevi uno di quei feuilletons balneari e quando ti ha chiamato uno al cellulare hai esordito con “Ue macciao scemo”.
Lascia che ti dica che la normalità esiste, io e te ci siamo immersi fino al mento, e tra l’altro a me sta anche bene così.
Impiegato dell’ufficio viabilità della provincia di Forlì-Cesena, quando oggi pomeriggio, mediante la cara SP4R “del Bidente” ho tentato di raggiungere il passo della Calla per portare me e la Melandri a passeggiare nei declivî del Casentinese ti ho pensato tantissimo; ti ho pensato molto forte quando appena superato l’abitato di Campigna abbiamo incontrato una lastra uniforme di ghiaccio solido e compatto che stava facendo compiere a moltissimi automezzi delle acrobazie motoristiche degne d’una gara di drifting in Groenlandia; ti ho pensato molto forte quando nonostante gli pneumatici invernali ed il disinserimento del controllo di trazione abbiamo rischiato seriamente di piroettare verso l’abisso, riuscendo invece a piroettare all’indietro con solo un lieve cedimento di sfintere e l’annullamento dei piani ideati; per non essere nei nostri pensieri ti sarebbe bastato alzare il ricevitore ed ordinare sale a catafottere sul manto asfaltato: ma tu così non hai agito, e per questo oggi sei nei nostri pensieri, che includono sia i migliori auguri per le prossime festività, sia altri auguri che per rispetto dell’utenza mi asterrò dal trascrivere.
Stronzo.
Stasera mentre me ne tornavo a casa dal lavoro, col cuore denso di una tristezza aspecifica e generalizzata, mi capitava di sintonizzarmi su RMC, laddove un tizio che non ho riconosciuto farneticava sulla morte di Frizzi domandandosi, con una retorica più che stucchevole, “Ditemi voi allora, in che paese viviamo? È questo il mio paese, dove tutto si ferma per un giorno perché è morto un presentatore tv?”. E non mi riuscivo a trattenere dal pensare, punto primo vaffanculo, ma chi cazzo sei, con che viso del cacchio ti permetti di sindacare sul pubblico cordoglio della gente e punto secondo, se è vero che le decine di migliaia di russi sovietici hanno disobbedito alle volontà del comitato centrale per andare al funerale di Vysotskyi nel 1980, che pure era un dissidente, disertando in massa i posti regalati dal partito per andare alle olimpiadi di Mosca, allora non vedo perché sul buon Frizzi non ci possa spendere un mezzo coccodrillo in più. Cazzaro.
Tizio sui trenta, molto figo stanco, che sei uscito dal cesso prima di me in un noto bar di Porto Corsini (RA), volevo dirti che il mio sguardo modesto e per nulla attento al tuo fare da mansplaining non doveva trarti in inganno, in quanto io ho annotato minuziosamente nei tempi e nei modi la tua sessione privata, pervenendo peraltro alla conclusione che tu ti sia fatto una qualche sorta di bidet con l’acqua del fondo della tazza, il che, se fosse confermato, sarebbe uno dei gesti più squalificanti coi quali abbia mai squalificato una persona.